LA COLTIVAZIONE DEL RISO

Le metodologie di coltivazione del riso sono in continua evoluzione.
La nostra tradizione agricola centenaria ci porta agli inizi del XX secolo, quando i processi e le tecniche produttive erano differenti da quelle odierne.
 
Tra gli inizi degli anni venti e la fine degli anni sessanta, le fasi produttive consistevano in:
  • Semina
  • Estirpazione dal vivaio e trapianto delle piantine di riso
  • Monda
  • Mietitura
  • Essiccazione sull’aia

1 - Semina

Illustrazione 1

La fase di semina del riso avveniva tra la fine di aprile e la prima settimana di maggio. Dopo un’aratura esclusivamente a trazione animale, tramite buoi o cavalli, si allagavano le vasche (piccoli appezzamenti di terreno) di dimensioni molto ridotte rispetto a quelle delle risaie attuali. La vicinanza dell’argine consentiva un regolare e prossimo metodo di approvvigionamento della semenza.
All'epoca, non esistevano mezzi di livellamento del terreno se non l’unico strumento disponibile: l'occhio umano. 
Come si può vedere dal disegno raffigurante l’operazione manuale della semina nei vivai (Illustrazione 1), veniva impiegata una moltitudine di lavoratori i quali, con cadenza e coordinamento simili ad una marcia di tipo militare nell’acqua, garantivano una dispersione il più possibile omogenea del seme.
 
2 - Estirpazione dal vivaio e trapianto delle piantine di riso

Illustrazione 2

Nel mese di giugno le piantine di riso raggiungevano un'altezza sufficiente (di circa 30 cm) per essere estirpate a mano dalle “Mondine”. In questa fase le Mondine si disponevano ordinatamente a schiera per garantire una più efficiente operatività manuale: estirpavano le piantine, le legavano in fasce e procedevano successivamente al loro trapianto. 
Contemporaneamente alla preparazione dei vivai venivano allagate le vasche per poter accogliere le nuove piantine di riso.
Le Mondine trapiantavano le piantine a mano nel terreno, distribuendole in maniera regolare ad una distanza di circa 10 cm l'una dall’altra al fine di consentire nella successiva crescita la ”figliolanza” di altri gambi, fino al raggiungimento della completa copertura della superficie del terreno. Questa operazione veniva fatta sempre da schiere di mondine come nell'estirpazione ma il procedere in questo caso avveniva in senso contrario (Illustrazione 2).
 

3 - Monda

Illustrazione 3

Durante la fase di crescita del riso, nelle risaie crescevano anche altre piante quali il “riso crodo”, il giavone ed altre infestanti. Per consentire quindi la massima produttività si ricorreva alla monda. Le mondine estirpavano manualmente ogni pianta infestante, pulendo in questo modo la risaia. Spesso raggiungevano le risaie a piedi (Illustrazione 3). Questa operazione doveva essere svolta entro il mese di Agosto, quando nelle risaie era ancora presente l'acqua.

4 - Mietitura

Illustrazione 4

A fine Settembre le risaie si coloravano del classico colore “oro", segno che le piante di riso erano mature. Si procedeva quindi alla raccolta manuale con l’ausilio di falci (Illustrazione 4). Le fasce di riso mietute si accumulavano a terra nelle risaie, ormai asciutte, in “covoni” e venivano successivamente raccolte su carretti trainati da animali per essere portati dalla campagna al luogo dell'essiccazione.

5 - Essiccazione sull’aia

Illustrazione 5

Dopo aver separato i chicchi di risone (riso con la scorza) dalle paglie (steli delle piantine ormai seccate) tramite trebbiatura, si procedeva all'essiccazione all'aria e al sole e in seguito all'immagazzinamento. Questa operazione era fatta in grandi spazi aperti, normalmente in cemento, dove i contadini allargavano i mucchi di risone al mattino e durante la giornata lo rigiravano a mano munendosi di rastrelli di legno. La sera venivano ammucchiati e coperti con teli per proteggerli dall’umidità della notte (Illustrazione 5).

 

COME AVVIENE AL GIORNO D'OGGI
Le fasi oggi sono molto differenti e avvengono in maniera totalmente meccanizzata. L’apporto del lavoro manuale è diventato marginale e nel corso dei decenni la campagna e conseguentemente le “cascine” si sono gradualmente spopolate a favore dei mezzi meccanici, senza però che sia intaccata la passione per la terra.
  • Semina
  • Pulizia della risaia
  • Mietitura
  • Essiccazione a gas e stoccaggio

A - Semina

Illustrazione A
Tutt’ora il periodo di semina avviene tra metà aprile e metà maggio a seconda del ciclo della tipologia del riso seminato o dal tipo di semina che può avvenire in terreno “asciutto”o in “sommersione”. In tutti e due i casi si procede alla preparazione delle risaie dopo l’aratura con una nuova fase che prende il nome di "livellamento". Questa lavorazione viene effettuata con un attrezzo meccanico comandato da un raggio laser per uniformare e raggiungere il livello di terreno desiderato. In questo modo rispetto al passato la quantità d’acqua necessaria alla sommersione è decisamente ridotta grazie al perfetto livello orizzontale.
 

B - Pulizia della risaia

Illustrazione B
Non essendoci più la figura delle “Mondine”, si controllano le piante infestanti principalmente con trattamenti meccanici prima della semina e con l’utilizzo di fitofarmaci secondo un protocollo definito annualmente dalle norme Europee. Nel nostro caso le regole sono ancora più stringenti in quanto sono sottoposte rigorosamente al protocollo "Natura 2000" di cui fa parte la Riserva Naturale di Casalbeltrame, denominata Oasi e appartenente alla Riserva del Parco del Ticino.
 

 C - Mietitura

Illustrazione C

A seconda delle tipologie di riso e del loro ciclo di maturazione, la mietitura inizia tra la metà settembre e la prima settimana di ottobre. La raccolta avviene con la mietitrebbia che nella versione odierna è un macchinario con la duplice funzione di tagliare e separare la paglia verde dal chicco di riso.

D - Essiccazione a gas e stoccaggio

Illustrazione D

Il risone passa meccanicamente dalla mietitrebbia al carro e viene poi trasportato presso l'essiccatoio che ha la funzione di essiccare il chicco di risone e portarlo al grado di umidità desiderato per uno stoccaggio di lunga durata. Il nostro essiccatoio viene alimentato a gas per avere un minimo impatto ambientale e massima purezza del prodotto.